La debolezza di chi alza la voce

Urla a tutto spiano, voci alte a voler dominare il mondo, occhi spiritati. Nel lavoro, in famiglia, per strada, al supermercato, è una gara a chi la fa più grossa.
Forti e invincibili, fermi e convinti, uno schieramento nutrito. Hanno appena inveito contro il ragazzo che fa le pulizie, un’umiliazione dopo l’altra, il sorriso beffardo di chi si crede superiore.

Urlano contro i propri figli, tra le pareti di una casa o nel bel mezzo di una via trafficata, potrebbero dire la stessa cosa diminuendo i propri decibell, ma no, non sarebbe proprio la stessa cosa, la soddisfazione allora dove sta?

Un errore a lavoro e via con il vocione, non sentono giustificazioni, non riescono a sostenere un confronto verbale, l’ultima parola deve essere la loro.

Urlano persino nel bel mezzo della notte, mentre tutti dormono, mentre i vicini stanno per svegliarsi, l‘arroganza non ha prezzo, l’immortalità è solo una mera illusione.

Impazienti e scontrosi, non ti danno una seconda possibilità, urlano e si credono forti. Non puoi sbagliare, non puoi permetterti di essere debole, non sei un vero uomo!

Accendono la televisione e sentono un pacato discorso di Papa Francesco. Si sintonizzano sulla radio e ascoltano la voce calma ma decisa di Gandhi. Ammirano le immagini di Madre Teresa, piccolo tornado sottovoce.

Urlano stizziti, biascicano le solite due parole confuse, sono nervosi. Si rendono conto di non avere niente da dire, attaccano per non doversi difendere. Creeranno bambini tromboni o bambini traumatizzati, contribuiranno ad alzare il volume di una società che non riesce più a usare le parole nel modo e col tono giusto.

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