Bloggo totale

Un tempo infinito, di quelli che passano velocemente ma che quando ti volti indietro sei sbalordito per quanta acqua sotto i ponti è passata.

Ho avuto un blocco, forse ce l’ho ancora, nella mia vita sono successe tante cose, la più importante è che sono padre, insieme all’essere marito, lavoratore, volontario, figlio, fratello e parente.

Sì, non ho saputo gestire il fiume in piena, il delicato equilibrio tra tempo dedicato alla famiglia e tempo dedicato ad altro, sono ancora un allievo, mi ci sto dedicando alla ricerca della quadra perfetta.

La scrittura però, per chi è destinato a scrivere, bussa costantemente alla tua porta, ti lascia sfogare, confuso e smarrito, ti lascia senza idee, un pugile all’angolo ma prima o poi ritorno impetuosa.

Vado a periodi, nei miei libri come nel blog, sono un essere umano pieno di limiti ma con la certezza che nel presente e nel futuro la mia famiglia non mi dovrà mai rimproverare “l’essere stato assente”.

Ci sono, sto riprendendo in mano pezzi di vita e ringrazio ancora chi mi vorrà seguire in questo percorso, cercherò di essere più costante, come nella dieta. Il ghiaccio si sta lentamente sciogliendo, ammetto di essere stato un po’ meno sensibile in generale anche se spesso mi ritrovo a piangere anche davanti ad un fumetto di Topolino

Nella vita bisogna lasciare la propria impronta anche per le generazioni future, ho un 47 di piede, se non ci penso io a farlo…

Chi si ferma è perduto!

Ma tra uomini si parla di “violenza sulle donne”?

Femminicidio, l’ennesimo, ormai abbiamo perso il conto. Si dicono tante cose, alcune profondamente giuste, altre semplicemente no, in linea generale, come al solito, molta teoria e pochissima pratica.

Una legge per imporre l’insegnamento dell’affettività nelle scuole, ok buona idea, riusciranno i nostri eroi politici ad emanarla in tempi brevi?

Percorsi educativi per famiglie e operatori perché giustamente più di qualcuno dice che il problema non sono i figli ma i cosiddetti “nuovi genitori” che tralasciano, ignorano e non si impegnano ad espletare al meglio questa missione di vita.

Noi, come singoli uomini, ci indigniamo tutti, sui nostri social, diciamo che non siamo mostri, che la maggior parte degli uomini tratta bene le donne e le rispetta, ma tra di noi riusciamo a parlare di temi seri e complicati come “la violenza sulle donne”?

Facile parlare di calcio, motori, del più o del meno, ma siamo in grado di metterci in gioco su argomenti di attualità così scottanti? Di esprimere la nostra opinione? Di riprendere un amico che usa frasi sessisti o guarda una donna in un certo modo?

Perché è questo che può fare la differenza, perché una frase o un certo modo di squadrare può essere preludio di qualcosa di molto grave, perché combattendo nel quotidiano facciamo strada ad un nuovo modo di pensare e di agire che possa ripulire la società da una vera e propria emergenza.

Ciascuno di noi deve fare un passo per estirpare questa squallida cultura del possesso.

“Piango ma sembro invisibile”

Che meravigliosa giornata, come tutte del resto, ogni occasione è buona per sorridere, per divertirsi, per camminare qua e là, quanti giochi poi, ogni giorno riserva delle sorprese!

Ho giocato col mio amichetto, adesso coi nonni, la mia casa è sempre piena di persone e io la adoro, non mi stanco mai, non posso stancarmi a quest’età.

Tutto bello, bellissimo, fino al momento in cui cala il sole, arriva la luna, il buoi ed il buio non mi è mai piaciuto.

Mamma e papà sono insieme, finalmente, lavorano tanto, forse troppo, la sera li ho accanto entrambi ma succede sempre qualcosa che rovina tutto.

Parlano tra di loro e mi escludono, mi considerano troppo piccolo, pensano che io non capisca nulla.

La loro voce aumenta sempre più di volume e io comincio a tremare dentro, non voglio che percepiscano qualcosa, provo a stare bravo nel seggiolone a giocare col mio nuovo pupazzo ma…

Discutono, adesso urlano, se ne dicono di tutti i colori, io sono ancora piccolo ma già molte cose le capisco, vorrei farmi minuscolo in un angolo della casa ma il seggiolone mi opprime, è la mia prigione.

Discutono sempre più forte, sbattono le porte e io piango. Piango perché mi danno fastidio le urla, piango per provare a farli smettere attirando l’attenzione su di me, piango ma sembro invisibile, cosa ho fatto di male?

Continuano come se nulla fosse mentre io resto ancora là terrorizzato, loro pensano che io non capisca invece queste urla me le porterò per sempre come quelle scene nella mia mente, sarò adulto ma quelle voci non finiranno mai di rimbombare nelle mie orecchie.

Non voglio diventare grande

Era il 1987, nascevo io e nasceva, neanche a farlo apposta, uno dei film che avrei visto di più e con più piacere, “Da grande”, interpretato dal grande Renato Pozzetto, una pellicola sempreverde tanto che è uscita l’anno scorso al cinema reinterpretata da diversi protagonisti.

Un bambino, stanco di non essere ascoltato dai genitori, esprimeva il desiderio di diventare grande, desiderio che veniva accolto, si trovava dunque nei panni del grande pur ragionando ancora come un piccolo ma alla fine del film puntualmente si pentirà di aver affrettato i tempi.

Sì, perché diciamocelo francamente, essere grandi non è affatto così stimolante mentre essere piccoli, per usare un gergo giovanile, è proprio una figata.

Curiosi, sorridenti, smaniosi di imparare, affettuosi, baci e abbracci, urla di felicità, i piccoli si accontentano di poco e ti costringono a tirare fuori il tuo lato bambino, aspetto che può anche salvarti la vita.

Cosa ci è successo crescendo? Perché abbiamo perso tutto quel patrimonio stupendo che il Creatore ci ha donato? Dove è la nostra spontaneità? Che persone siamo diventate inseguendo le nostre futilità?

I figli ti insegnano che essere bambini è davvero pazzesco, ecco perché quando mi trovo davanti un bambino che si lamenta perché vuole diventare grande, perché non gli è concesso niente, perché i grandi possono fare tutto…gli dico con un sorriso che “il mondo è dei piccoli” e che crescere non è poi così tanto bello.

In ogni caso dipende da noi, dalla capacità di salvaguardare il bambino che abbiamo dentro: lo perderemo, ma dobbiamo essere in grado di ritrovarlo sempre, di fare gli scemi, di ridere a crepapelle e incuriosirci per ogni cosa, di assecondare noi stessi, di abbracciare e baciare i nostri cari, di essere felici.

“Non voglio diventare grande”, posso dirlo anche adesso che grande lo sono già diventato?

Vorrei essere nei tuo sogni

Ti vedo, quando salgo a letto dopo una serata di lavoro, pacifica, immobile, beata.

Vorrei essere nei tuoi sogni per capire cosa ti porta tutta questa beatitudine, forse stai giocando anche lì col tuo giocattolo preferito, ridi a mamma e papà, batti le manine, continui la tua meravigliosa giornata ricca di entusiasmo.

Vorrei essere nei tuoi sogni per reimparare ad essere felice e tranquillo, a godere delle piccole cose, a stare in pace con me stesso.

Vorrei essere nei tuoi sogni per riafferrare quella magia dell’essere piccoli, per imparare tutto di nuovo, come fosse la prima volta.

Vorrei essere nei tuoi sogni, anche un puntino nascosto e buio, per godermi la scena da spettatore.

Vorrei essere nei tuoi sogni quando il male si presenterà puntuale, per capire cosa provi quando ti svegli piangendo.

Vorrei essere nei tuoi sogni per affrontare chiunque e qualsiasi cosa possa turbare la tua serenità, la tua aura meravigliosa.

Vorrei essere nei tuoi sogni per non lasciarti mai, neanche quelle poche/tante ore di sonno che ci separano

Christian e Mauro, nulla è come sembra!

Ci sono i protagonisti assoluti de “La verità del bosco”, Lampo e Leo e poi ci sono due co-protagonisti che, per certi versi, risultano essere gli elementi più misteriosi dell’intero romanzo.

Christian è il padrone di Lampo, all’inizio sembra quello che non è, controverso, arcigno, assolutamente indecifrabile, nella sua altalena di emozioni scende e sale spesso, fino ad un finale inaspettato.

Mauro è il padre di Leo, inizialmente il suo eroe ma poi, pagina dopo pagina, succede qualcosa, il dubbio arriva puntuale come la consapevolezza di una maschera ben calcata in faccia. Le donne della famiglia sono realmente in pericolo?

Ci sono verità raccontate e verità riscontrate, eroi che possono cadere in un attimo e persone “normali” che possono aspirare al trionfo, anche in questo caso il bosco e la sua popolazione giocano un ruolo fondamentale per il futuro.

Due personaggi che incrociano le loro storie, che si sfidano, si odiano, diventano complici, si prendono, buttano e poi si riprendono. Arriverete ad odiarli, forse in alcune cose vi rivedrete in loro, di sicuro il loro vissuto vi lascerà tutti col fiato sospeso…

Leo, un bambino diventato troppo presto ragazzo

Leo è sbruffone, ha 12 anni, a volte sfrutta il fatto di essere un bambino, talvolta si sente ragazzo, come quando lascia sorelle e cugine e si avventura in un percorso sconosciuto nel bosco.

Distratto, ma anche molto spiritoso ed autoironico, si trova ben presto da solo, senza orologio né telefono e soprattutto senza alcun riferimento umano.

Ha un padre creativo, un modello che però scricchiola sin dalle prime pagine, dovrebbe festeggiare il compleanno “del suo vecchio” ma il destino ha deciso diversamente e non è detto che sia un male.

Ama camminare ed il buon cibo ma si dovrà accontentare di mangiare quello che troverà nel suo cammino, cappellino ben calcato in testa e via, giocando a calcio con qualsiasi cosa abbia una forma vicino ad una palla.

Leo sfida continuamente se stesso e non si accontenta, come spesso capita a quell’età, coraggioso e testardo ma anche distratto, vive i suoi sensi di colpa nei confronti della famiglia ma col tempo comincerà a rivalutare il suo rapporto con essa.

Il bosco gli fornisce preziosi assist, spetterà a lui mettere in rete. Ci riuscirà?

Non vi resta che leggere “La verità del bosco”.

Crescere insieme ad un figlio

Si cresce e non si smette mai di farlo. Diffidate da quelli che vi dicono che sono già maturi, che non hanno bisogno di imparare, che sono completi. Sono i meno risoluti di tutti.

Mi sono azzerato, sono ripartito zero, con mia figlia è una scoperta quotidiana, è un rinascere nonostante il mazzo di capelli bianchi, è fare i conti con le proprie insicurezze e sentirsi ancora più irresponsabile perché non devi più rendere conto solo a te stesso e tua moglie, ma c’è una creatura che dipende unicamente da noi.

Spalle al muro mi sono sentito fragile perché costretto ad essere un esempio e come ogni esempio che si rispetti bisogna essere impeccabili, abbiamo una grossa responsabilità, ne va del futuro dei nostri figli.

Ma c’è anche che ho toccato e continuo a toccare le vette della felicità, quella vera, quella forse mai provata, nonostante i chili di troppo, le presentazioni di libri rinviate, lo sport per cui non si trova mai il tempo.

Sì, ti dimentichi di quello che sei, a volte fare la doccia ti sembra addirittura una conquista, un momento tutto per te, si vive in un frullatore e i mesi passano in un attimo, poi diventano anni, ma tu devi crescere ogni giorno una tacca in più, lo devi alla tua famiglia.

Anni di combattimento, di fatica, di indecisioni sul lavoro ideale per poi scoprire che il lavoro più bello e gratificante è quello del genitore, un vestito cucito su misura che non vuoi toglierti mai, nemmeno quando sei costretto ad andare a lavoro, quello vero, quello che si porta via ore intere. Dentro di te ti senti in colpa perché sai che le stai sottraendo a tua figlia, al suo futuro, poi però torni connesso e pensi che il suo futuro dipende anche dal tuo lavoro.

Si cresce, c’è poco da dire, si impara ogni giorno qualcosina di diverso, si rivive una vita vissuta tanti anni fa, lo stupore negli occhi, il sorriso per ogni cosa, momenti di follia, le urla spensierate, le fiabe lette o quelle inventate, i pannolini cacati e le corse a cambiare i vestiti. Ma anche le prime pappe, le prime facce disgustate, ogni giorno un progresso nuovo o intellettivo stupefacente. Era anche la tua vita ma poi sei cresciuto troppo in fretta e ti sei allontanato da quella splendida innocenza. Si cresce male in questa società dove si fa caso a tutto tranne che all’essenziale, tocca a te riconnetterti alla vera essenza.

Perché crescere insieme ad un figlio è come vivere una seconda vita dove non vedi l’ora di risvegliarti per percepire la bellezza della novità.

Un Lampo che illumina il bosco

Di taglia media e pelo fulvo, Lampo è la luce che trafigge il bosco, arriva con tutto il suo carico d’entusiasmo e cambia la trama del romanzo, la storia di Leo, il copione di tutti.

L’emblema della fedeltà, come tutti i cani direte, ma lui ha qualcosa di più, arriva a negare pure l’evidenza per amore del suo padrone. E quante ne ha vissute… avrebbe tutti i motivi per voltargli le spalle e andare altrove.

Lampo corre con un lampo, nonostante non sia proprio giovanissimo,, è un inguaribile ottimista, ha sempre voglia di giocare, forse anche quando non è il momento giusto, a volte su di lui piomba una strana malinconia ma dura giusto un attimo, poi riprende a marciare.

Lampo è disponibile con tutti, è ingegnoso, attaccato quasi morbosamente al passato, ha la tendenza a fare pasticci e più corre più il suo profumo non è proprio dei migliori.

Chiamarlo cane sarebbe riduttivo o forse gli si fa il complimento più grande.

La sua pazienza e la sua fedeltà saranno infinite o vacilleranno fino a scomparire?

Non vi resta che leggere “La verità del bosco” per scoprirlo.

Foto: “Dolomiti da sogno”

La verità è che nel bosco…

Quando sei scrittore, per esigenza o per professione, generalmente scrivi del tuo quotidiano, della tua storia, breve o lunga che sia.

La verità del bosco è un libro covato dentro per anni, oserei dire dalla nascita, da quando con la mia famiglia partivamo dalla lontana Sicilia per raggiungere l’amato Trentino, il fresco, le vacanze.

Sono stato bambino come Leo, col berretto sempre calcato in testa per proteggermi dal sole, in bilico tra essere piccolo e voler essere grande, amante della natura e del buon cibo, innamorato di un pallone che rotola.

Il romanzo è un fantasy-thriller, molto è frutto della mia immaginazione che per fortuna ancora continua a stupirmi con effetti speciali. C’è però tanto del campionario di sentimenti dell’essere umano: entusiasmo, sensi di colpa, dedizione, altruismo, paura, scoramento ecc…

Non posso rivelare tutto, forse ho incontrato anche io un Lampo in mezzo al bosco, forse l’ho incontrato altrove, probabilmente non l’ho mai incontrato. E se esistente era davvero così ottimista? Fedele sì, come tutti i cani.

Correva per i prati, nei boschi in mezzo alla montagna? E ho parlato davvero con un cane ottenendo le risposte che cercavo? Ho vissuto anche io questa coinvolgente amicizia?

La verità è che nel bosco non si può dare nulla per scontato, attorniati da presenze magiche perché tali o perché naturali.

La verità è che nel bosco sono cresciuto e diventato quello che sono, nel bene e nel male.

La verità è che nel bosco la verità è un concetto molto relativo.

La verità del bosco si scopre solo leggendo…Buona lettura.