L’ultimo abbraccio

Tutto rigorosamente all’improvviso. Una tosse, preludio ad una banale influenza? No, perché tutto è precipitato, la corsa in ambulanza, i respiratori, i tubi, le maschere con l’ossigeno e poi non ho saputo più nulla e in quel poi c’è tutta l’importanza di questa vita.

L‘ospedale si erge maestoso sulla strada, quante volte ci siamo passati per andare allo stadio, era solo una tappa che si presentava sulla traiettoria, adesso lo stadio è lontano, la tua esistenza si gioca in una di quelle camere.

Sono qua fuori, non mi puoi vedere, spero tu mi possa sentire perché urlo qui fuori come un pazzo, cerco di catturare la tua attenzioni, ti dico di non mollare, che abbiamo ancora belle pagine da scrivere, che devi conoscere meglio tuo nipote.

La sera torno distrutto dalla mia famiglia e piango, solo lì, solo tra le mie 4 mura, protetto perché di fronte all’ospedale devo rimanere forte, per me, per te, per tutti noi.
Rimanere forti, cosa ci ha portato…quel maledetto orgoglio che non ti fa baciare e abbracciare i tuoi cari, perché non è da uomini, perché ci sarà sempre il tempo per farlo. Ma quanto siamo idioti!

Accendo la tv e sento il delirio, c’è chi nega questo virus infame, chi dice che sia tutta un’invenzione. Domani sarò lì, ancora sotto quell’ospedale, con la paura che questa “invenzione” possa portarti via.

Ma tu sei troppo forte per andare via senza quell’ultimo abbraccio che abbiamo rimandato troppo spesso. Dieci anni fa fu l’incidente e poi la caduta alle scale, quella brutta infezione ecc.. Questa è un’altra tappa della tua carriera da paziente, quando vincerai ti daranno l’ennesimo bollino della tua raccolta fedeltà.

Eccomi qui, sono sempre più carico, urlo, ti sostengo, non mi puoi vedere. Uscirai fra poco, hai vinto la guerra, sì, sarà proprio l’ultimo abbraccio da persone orgogliose, ce ne daremo tanti e altri ancora da persone libere.

La Mondello di Borsellino e il fascino della legalità

Potrebbe far anche ridere se fosse un film comico, potremmo anche lasciarci andare ad un po’ di spensieratezza se alla fine ci dicessero: “Era tutta una messa in scena“.
E invece no. Tutto drammaticamente vero.

Angela da Mondello è ormai diventata un fenomeno (da baraccone?), invitata in tutti i salotti d’Italia, in una televisione sempre più scadente con a capo una Barbara D’Urso sempre tanto affezionata a logiche di audience.

Tutto nasce da un’intervista alla spiaggia di Mondello, un “Non ce n’è Coviddi” mentre sfilavano i carri militari con le bare a Bergamo, forse in quel periodo in Sicilia si respirava di più, non si percepiva il pericolo ma l’Italia è una.

Ora addirittura il videoclip di una canzone, girato senza distanziamento e mascherina, in mezzo i problemi con la giustizia della signora, una storia all’italiana che potrebbe chiudersi qui se non ci fosse una suggestione che regala proprio il luogo dove avviene tutto ciò: Mondello

Succede che nel frattempo diventi capo del commissariato un certo Manfredi Borsellino, figlio del magistrato Paolo. Immaginate la scena, un uomo che ha passato quello che ha passato che vede entrare la signora Angela che magari si sarà anche giustificata dicendo che quel video era un tentativo per far dimenticare questo brutto periodo, per alleggerire la tensione e via blaterando.

Succede che gli atti successivamente vengano mandati in Procura perché sussisterebbero profili penali a carico di Angela e del suo agente, sì perché con tanta visibilità una signora del genere non può gestire tutto da sola, ormai è una vip nel panorama nazionale o chiamiamola pure influencer.

Immaginate il vicequestore Borsellino che ha vissuto sulla propria pelle una vera e propria guerra per la legalità che ha dato i suoi frutti in una Palermo ricca di fermento e voglia di affermarsi positivamente, immaginate la sua faccia davanti a così tanto degrado, ad una signora che diventa famosa per il nulla, che diventa “esempio” per tanti giovani sparsi per il territorio nazionale.

Immaginate tutto questo e poi pensate che per la memoria del giudice Paolo Borsellino si deve combattere ogni giorno perché ci si dimentica troppo spesso degli eroi e ci si affeziona invece ai pagliacci, sicuramente “meno impegnativi” nell’immediato ma assolutamente inconsistenti in una logica di società.

Quanto sa essere affascinante la legalità e quanto sa essere resistente agli attacchi della vita…

Per un attimo ho provato ad immaginare Paolo Borsellino e la sua reazione dall’alto, era uno con un forte senso dell’umorismo, si sarà fatto una risata anche questa volta davanti ad una situazione così grottesca?

Un popolo stanco e senza riferimenti

Quando tutto questo sarà finito, perché ogni cosa ha un inizio e una fine, qualcuno ci dovrà dare un bel po’ di spiegazioni:

– Perché si è investito in tanti settori (poco) e non sulla sanità? Da marzo a maggio abbiamo avuto il primo avvertimento e lo abbiamo lasciato cadere lì, senza coglierlo al volo;

– Perché in Cina o in Giappone si costruisce un Ponte in una settimana e qui, in svariati mesi, non si riesce a rimettere un ospedale in “condizioni normali” per fornire assistenza a quante più persone possibili?

– Perché dobbiamo attendere sempre l’eccezionale, l’imprevedibile o lo straordinario per intervenire? Perché una struttura sanitaria non deve funzionare bene anche nella normalità? Perché non allenarci per affrontare le emergenze che ciclicamente, nella storia dell’umanità, arrivano puntuali?

– Perché abbiamo così poca considerazione della nostra vita?Io pretendo risposte da uno Stato e da Regioni che ci hanno clamorosamente lasciati soli nel momento di maggior bisogno.

Potremmo continuare così all’infinito, come se non ci bastassero le domande esistenziali, quelle legate alla spiritualità e alla religione, quelle connesse al senso della vita. Siamo completamente allo sbando e non sappiamo a chi rivolgerci, il nostro senso di solitudine, insito nella natura umana, si acuisce sempre più in mancanza di quelle istituzioni che dovrebbero pensare a noi e al nostro futuro.

I riferimenti, quelli che studi a scuola o all’Università, gli enti del territorio fatti di persone che improvvisano ti girano le spalle, magari le stesse che avevi incontrato fuori la porta di casa tua e che ti avevano detto con un sorriso: “Votaci e penseremo a te e al futuro della tua famiglia”.

C’è un dato di fatto incontestabile: il popolo è stanco, il popolo vuole risposte, il popolo chiede anche qualche testa. Un popolo ormai completamente senza riferimenti.