Nuova Zelanda, un folle distrugge la vita di 49 persone fomentando odio e violenza.
Parigi, manifestazioni e guerriglie, scontri, idee affermate senza guardare in faccia nessuno.
Passa un messaggio devastante: per emergere devi essere un violento. Avrai così titoloni sui giornali, siti che apriranno col tuo bel faccione, con la storia di una tua coltellata conficcata nella pancia di una giovane donna, sei tu il protagonista del male, sei diventato qualcuno, non sei più quel ragazzo anonimo che navigava in acque serene.
Ma sei tu a scegliere i riferimenti della violenza! Certo l’ambiente in cui vivi ti condiziona ma esistono casi di persone insospettabili che sono diventati emblemi del male. Siamo tutti un po’ responsabili: noi che condividiamo solo notizie negative, gli operatori dell’informazione che le veicolano, avete mai visto infatti un’apertura di un quotidiano o di un sito web con una notizia positiva?
E se aprissimo con una bella giornata in cui i volontari hanno raccolto rifiuti in una delle più importanti spiagge italiane? Se titolassimo in prima pagina con la mobilitazione pacifica in piazza dove si chiede di abolire la pena di morte? Si fa del bene in mille modi, con riferimenti culturali, con i libri, con azioni facili da fare nel nostro quotidiano ma dai riflessi inimmaginabili.
Perché è passato il messaggio che si diventa “famosi” o “qualcuno” solo facendo del male? Perché non ribaltiamo la prospettiva e mettiamo al centro del villaggio il bene e la bellezza?
Facile a dirsi, finché saremo mossi da logiche che prescindono dall’umanità e che guardano più al commerciale e al business, dovremo convivere con questa assurda follia.
Mettiamo un sorriso al posto di un volto intriso d’odio, emergiamo con il bene e non con la violenza.