Malato, grave e non sembra esserci cura. Un paziente di lungo corso, affezionato alla sua malattia, non sembra particolarmente preoccupato.
Si chiama Stato, è “stato” forse sano, in tempi lontani, difficili da ricordare.
Se sei fortunato riesci a non farti contagiare ma restare lontano dalle sue maglie non sempre dipende da te. La sua malattia non ha sempre lo stesso nome, si manifesta in varie forme, tendenzialmente sempre parecchio fastidiose.
Burocrazia ti annienta con la sua lentezza, corruzione ti marchia nel profondo, pigrizia ti lascia con la bocca aperta. E ancora disoccupazione essicca le radici, discriminazione uccide il confronto, malasanità atterrisce uno dei diritti più importanti dell’uomo.
Stai lontano dal malato, tieniti a distanza, ti potrebbero dire! Peccato che tu debba vivere dentro il malato, respirare la sua stessa aria, piegarti al suo malfunzionamento.
Magari ti ha contagiato, ti ha reso povero e per questo non potrai curarti come si deve. Magari invece non controlla il corretto funzionamento del mercato e ti costringe ad ipotecare la casa per raggiungere in aereo i tuoi cari.
Ci sono malattie e malattie, alcune sono curabili e altre sono incurabili. La malattia dello Stato appartiene alla prima categoria ma non si trovano medici capaci di affrontarla, pazienti nell’adottare strategie conosciute e consolidate. Non ci sono professionisti disposti a guardare prima del proprio portafoglio all’interesse degli altri.
Auguriamoci di non ammalarci, auguriamoci di essere fortunati, auguriamoci di svegliarci un giorno in uno Stato che ci abbracci con i suoi servizi efficienti.