Rigopiano: il bello, il brutto e il cattivo

Rigopiano un anno dopo. 29 vittime, 11 sopravvissuti, storie che si intrecciano in un feroce gioco condotto dal destino.
L’incubo martedì, il miracolo venerdì. Una slavina travolge tutto, accartoccia un hotel senza preavviso, colpisce alle spalle, entra nelle viscere. Una voce di bambina alimenta un sogno, 4 bambini vengono estratti vivi, illesi, stanno tutti bene.

In mezzo tanta confusione, dinamiche incomprensibili. Non c’è solo la cattiveria della vita, il destino che ti colpisce quando sei indifeso, mentre sei in un centro benessere bloccato per il maltempo. Non c’è solo la fatalità di una sorte che colpisce me e non te, che salva una famiglia che gioisce e ne distrugge un’altra che si dispera. Non c’è solo la violenza della natura che si prende ogni cosa quando e come vuole.

No, perché ci sono tante cose su cui fare chiarezza. C’è il brutto della Prefettura, quelle telefonate strazianti in richiesta di aiuto. C’è chi ha pensato ad uno scherzo e ha continuato a non sentirci per ore. C’è un’abitudine all’italiana per cui si può solo curare. La prevenzione d’altronde non serve, tanto le cose capitano sempre agli altri e sempre altrove.
Eh no, non era uno scherzo. Eh sì, può succedere che un hotel sparisca nel nulla in un attimo. Pagherà qualcuno? Lo aspettano le famiglie delle vittime, lo aspetta la società civile.

Grazie a Dio c’è il bello e ce n’è tanto. Il bello dei soccorsi, i vigili del fuoco, i volontari, la protezione civile. C’è la caparbia di chi lotta per estrarre corpi dalle macerie, c’è l’esplosione di gioia nel salvare 4 giovani esistenze, l’ostinazione di chi di morire non vuol proprio saperne. C’è il cuore dei sopravvissuti che addirittura si sentono in colpa per chi se ne è andato.

C’è il bello, il brutto e il cattivo, in una classica storia all’italiana.

 

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