No al Ponte sullo Stretto, sì al jet privato

C’è il Ponte dei Sospiri a Venezia, chiamato così perché attraversandolo i prigionieri sospiravano al pensiero che quella fosse la loro ultima passeggiata all’aria aperta e c’è il Ponte delle illusioni, costruito idealmente dieci, cento, mille volte.
Si scherza col fuoco, si tocca un nervo scoperto con nonchalance, la propaganda politica non ammette eccezioni, si spara senza pensare alle conseguenze, tronfi ed orgogliosi e poi… chi se ne frega.

Matteo Renzi si aggiunge alla lunga sequela di “tromboni”, quei soggetti che partono in quarta per farsi belli agli occhi della gente e che poi puntualmente fanno marcia indietro senza nemmeno averci provato. Non c’entra nulla il colore politico, i Berlusconi i Renzi e quelli che verranno (perché verranno, senza alcun dubbio), è ormai un modus operandi consolidato, solo che adesso la gente non ci casca più e si è anche un po’ rotta le balle.
Appena una settimana fa, ecco le parole del premier: “Un’opera che garantirebbe 100mila posti di lavoro, utile per tornare ad avere una Sicilia più vicina e raggiungibile e per togliere la Calabria dal suo isolamento“. Poi un invito che vale più di mille parole rivolto ai costruttori: “Se siete pronti lo facciamo“.
3 Ottobre 2016, il punto di vista cambia: “Il progetto del Ponte sullo Stretto di Messina è interessante ma non è una priorità“. Qualche altra parola da maggioranza e opposizione e poi il silenzio, fino al prossimo visionario (o genio) che proporrà di nuovo la faccenda all’attenzione dei media.

Ma qui si gioca a nervi scoperti, si toccano punti dolenti con una leggerezza insolente. Il sistema di trasporti del Sud, sembra rimasto al dopoguerra, mentre l’altra parte d’Italia viaggia a ben altre velocità. Renzi, o chi per lui, conosce benissimo la situazione ma la sua è solo una conoscenza di facciata, basata su carte, dati, numeri.
La vita vera è un’altra e la raccontano gli studenti e i lavoratori pendolari alle prese con tratte allucinanti per rapporto tempo/distanza nella stessa Regione, gli autotrasportatori alle prese con strade e autostrade che cedono all’improvviso , i viaggiatori che si trovano a sborsare più di duecento euro per andare da Milano a Catania.
Dalle auto blu con autista non si percepisce il disagio di una strada groviera, se poi ti aspetta un jet privato ad ogni occasione cosa puoi capirne di biglietti che costano come un affitto mensile di una camera? Quando ti capita di prendere un treno poi, di sicuro non prendi un regionale scassato, lento e sporco, ci sono Italo e Frecciarossa in primissima classe.

Che poi al siciliano non dispiacerebbe neanche essere collegato direttamente con la sua stessa nazione (mi sembra si chiami Italia), senza dover attendere ogni volta un traghetto per andare e un traghetto per tornare. Di sicuro, nella vita di tutti i giorni, sono più urgenti i trasporti cittadini e regionali. In quelli siamo un disastro, perché dovremmo essere in grado di assorbire un’opera mostruosa come il Ponte sullo Stretto?

Dall’atollo della chiacchiera, dove vince chi la spara più grossa, torneranno alla ribalta con questa storia, solo questione di tempo. Intanto il Ponte non c’è e non ci sarà, d’altronde basta un jet privato a spese degli italiani per raggiungere la Sicilia.

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