Un selfie all’anima

Amo la tecnologia, la velocità di pensiero che ci ha regalato, i contatti facili in tutto il mondo, la rapidità d’informazione. Ho qualche dubbio sul suo abuso che tra 50 anni (ottimisticamente, ma credo tra molto meno) assumerà proporzioni preoccupanti.

Si vive di emozioni, di attimi impressi nella mente, di momenti indimenticabili perché custoditi nell’anima. Quando c’è un evento prendiamo per prima cosa il cellulare, un click e immortaliamo tutto, abbiamo colto l’attimo tecnologico ma abbiamo perso l’attimo di vita.

La canzone del tuo cantante preferito in un concerto, smartphone in mano, alla ricerca della risoluzione perfetta, intanto ci perdiamo le corde emozionali sfiorate da quelle parole, una “memoria storica” che vale molto più di un video in mezzo a mille altri.

Il nostro bambino che cammina per la prima volta, una gioia unica, da vivere pienamente. Un tramonto in una location in cui non torneremo più, il silenzio di una montagna pieno di messaggi per noi. Le foto regalano ricordi, consegnano malinconia, fissano l’attimo ma non parlano, potevi essere protagonista della scena ma sei stato dietro le quinte.
Sì, è vero, hai realizzato lo scatto migliore da un’angolatura perfetta, lo guardi e lo riguardi fiero ma a volte fai fatica ad entrare nel tuo stesso riquadro.

Forse sarebbe il caso di vivere la scena prima di immortalarla.
Forse il carpe diem sta in un respiro di vita al momento giusto e non in un click istantaneo.
Forse il selfie dell’anima, alla fin fine, è l’unico per cui valga la pena “scattare all’istante”

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