Il terremoto delle abitudini e dei sentimenti

Si avvicina dicembre, il termometro scende sempre più e non sappiamo cosa fare per combattere questo freddo. C’è stato anche un terremoto nelle temperature, a quanto sembra. I vestiti pesanti sono pochi: quelli che siamo riusciti a racimolare in quel che resta della casa, quelli che sono arrivati grazie ai camion degli aiuti. Le coperte sembrano non bastare mai. Abbiamo una stufetta piccola, deve riscaldare tutte e quattro.Io sono un uomo adulto, preferisco che a godere di quel poco di calore siano i miei due figli e mia moglie. E dire che mi piaceva il freddo, quando stavamo a casa, la nostra casa, aspettavo con impazienza dicembre, la neve, l’albero da montare e poi addobbare, al calduccio del camino o con i termosifoni accesi. Scendeva la temperatura? Nessun problema, partivano i riscaldamenti e ce n’era per tutti.

Il terremoto ha sconvolto le nostre abitudini, ha dato uno scossone ai nostri sentimenti. Sì, siamo fortunati, siamo vivi noi, a piangere qualche amico che se ne è andato, a consolare la vicina di container che ha perso un figlio, noi il calore lo produciamo in casa, col nostro affetto reciproco. Avevo dato tutto per scontato nella vita, credevo fosse tutto normale: una casa che credevo robusta, una moglie fedele, due figli pieni di sogni e di problemi tipici dell’adolescenza. C’era spazio per tutti, adesso dobbiamo limitare ogni movimento e c’è un bagno solo. Ho rivalutato ogni forma di sentimento: l’amore nei confronti dei miei familiari, l’amicizia e la solidarietà che si è creata in questa nuova “città dei container”, la generosità dei volontari che aiutano giorno dopo giorno.

Le abitudini che c’erano prima non possono esserci più, a cominciare dal cibo: la colazione ricca del mattino, i pranzi della domenica con la tavola piena di gente, l’accumulo di pentole della domenica pomeriggio. Adesso c’è una colazione frugale perché qui nessuno lavora, il pranzo è spesso comune ma non si va oltre una pentola sul fuoco, le tavolate all’aperto sono un ricordo di quando la temperatura era meno rigida.
Adesso tremo per il freddo ma anche al pensiero per un futuro che forse non ci sarà mai, tra promesse del Governo e la terra che ancora, ogni tanto, ci scuote. Quando incrocio il sorriso di mio figlio, che mi parla della sua nuova fidanzatina mi passa tutto, dimentico il gelo, mi scaldo. E pazienza che non posso più permettermi quelle lunghe docce calde o non posso più fare l’amore con mia moglie, come prima, nella nostra stanza, siamo ancora noi quattro, al freddo al gelo ma una vera famiglia.

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