Il castello indistruttibile dei bambini

“Sto facendo un bel sogno, corro in un prato pieno di fiori, voglio raggiungere il castello colorato, sembra sempre più vicino ma ad un certo punto tutto trema e mi viene addosso”.
Immaginate la portata di un terremoto, violento e devastante, come quello che ha colpito il centro Italia. Prende tutti alla sprovvista, non puoi permetterti di pensare che ti arriva un cornicione in testa, altro che se e ma! Tutti uguali nella tragedia, grandi e piccini, e poi? Cosa c’è oltre il terremoto per chi riesce a sopravvivere?

Vorrei soffermarmi sui bambini e sul post-sisma in particolare. Bellissime le immagini del salvataggio di Giorgia, la piccola estratta dalle macerie dopo ore. Accanto c’era la sorella, poco spazio tra loro, letto diverso, come il destino. La vita come dono prezioso, da coltivare sempre, anche nelle difficoltà, che saranno enormi.
Da una casa ad una tenda, dal riscaldamento acceso a tutte le ore alle stufe che a malapena danno conforto, dalla stanza piena di giochi e di poster, al blu freddo e inospitale della nuovo abitazione. Tutto provvisorio, nell’attesa che si passi ad una casetta di legno più confortevole o meglio ad una casa vera e propria.

La vita c’è ancora, una parte di essa se ne è andata per sempre e non si parla solo di cose materiali come bambole e playstation ma anche e soprattutto di affetti, di abitudini, di punti di riferimento. All’appello mancano compagni di scuola, genitori, fratelli  o animali ma anche diari e trofei personali, scatole dei ricordi ed album fotografici.
Ci sono bambini che non riescono ancora a parlare per lo spavento e i giorni dalla tragedia cominciano a diventare tanti. Le scosse di assestamento un incubo costante, il vento che scosta le tende è peggio di qualsiasi fantasma. I piccoli si attaccano morbosamente a quel poco o tanto che è rimasto. Guai se la madre va anche se solo in bagno, Teddy invece, l’orsacchiotto di peluche raccolto tra le macerie, sta a stretto contatto con la pelle, giorno e notte.

La speranza però c’è ed è forte. Sta nella convinzione che dai bambini riparte una comunità, nella loro spensieratezza, nel loro correre appresso ad un pallone insieme, anche in mezzo alle tende. Si accontentano di poco, ricostruiranno la loro esistenza, con l’aiuto degli psicologi e dei tanti volontari che già gli permettono di trascorrere ore in allegria e spensieratezza.

I bambini sono capaci di tutto, anche di convivere con un segno indelebile come quello del terremoto. D’altronde, provate a distruggere il loro castello di sabbia: si arrabbieranno ma lo ricostruiranno in un istante, più bello di prima.

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