La guerra dell’adulto e la pace del bambino

Turchia e Kurdistan, stesso orrendo scenario, stessi protagonisti, parliamo di bambini, o meglio ragazzi, 12 anni, cintura esplosiva al posto dell’ultimo modello suggerito dalla moda, una è azionata, l’altra è scovata prima che possa succedere la strage.
Non è la prima volta e non sarà neanche l’utima, bambini mandati al fronte, piccoli che passano inosservati, fucile in mano rivolto contro coetanei nemici.

Gli adulti hanno questa smodata esigenza di comandare, di attrarre a sè i più deboli, i più indifesi, coinvolgerli nelle loro magagne, in ideologie estremiste lontane anni luce dalla purezza e dall’innocenza che traspare da un bambino.
Bambini che si fanno saltare in aria e uccidono altri bambini, magari amici. La soluzione sarebbe un pallone lì in mezzo e una bella sfida a calcio, competitivi durante la partita e amici fuori, tutti intorno ad un tavolo a rifocillarsi dopo le fatiche.

Non è colpa loro, sono burattini, manovrati da mani insensibili, guerra come adulto e pace come bambino, c’è qualcosa che non quadra e non potrà quadrare mai.

Eppure non c’è solo questo, ci sono i bambini costretti a chiedere l’elemosina, mandati avanti dall’adulto di turno perché possono smuovere qualcosa in più, quel sentimento di pietà che si dovrebbe amplificare con davanti un volto candido e indifeso.
Ci sono i bambini costretti a cucire i palloni con cui giocheranno altri bambini o le bambine che devono creare bambole per le loro più fortunate coetanee, piccoli che caricano pesi maggiori del proprio, povere creature costrette a cancellare dalla loro mente la parola gioco e sostituirla con una più grande e rimbombante: lavoro.

Ma ci sono anche altre forme di sfruttamento più sottili ma non per questo meno subdole. Si guardi, ad esempio, ai bambini costretti a crescere prima del previsto per realizzare sogni e aspirazioni dei genitori, nello sport o nel mondo dello spettacolo o si pensi ai piccoli usati come strumento di ricatto tra un genitore e l’altro in caso di separazione.
Non avranno un fucile in mano o puntato dietro le spalle ma il risultato è lo stesso: non sono liberi di crescere.

Il diritto di essere bambini, di esprimersi, di giocare, di creare e di sognare, uno splendido castello di carta che potrebbe diventare realtà con poco. Ma purtroppo esistono gli adulti.

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